“Lo spettacolo a cui furono costretti li avrebbe accompagnati per sempre. Un tatuaggio indelebile in fondo ai loro occhi. Il bel volto del ragazzo era livido, bluastro. Restava solamente un velo di pelle sulle ossa scarnificate. Le orbite erano crateri devastati. Gli occhi non c’erano più”.
Si abituino subito i lettori al terrore disturbante che troveranno dalla prima all’ultima pagina nel nuovo romanzo di Manlio Castagna.
In “Goodwill” tornano le ambientazioni inquietanti e spaventose a cui Castagna ci aveva abituato con “Petrademone”, torna il soprannaturale che avevamo conosciuto con “La notte delle malombre”. A differenza degli altri due romanzi, però, qui la paura, l’orrore non lasciano mai il lettore per tutta la durata della storia.
Se negli altri romanzi la paura e l’orrore venivamo addolciti dalla presenza dell’amore, in “Goodwill” non troviamo un briciolo di amore o compassione. Anche quando il lettore pensa di essere arrivato ad un punto della storia in cui il protagonista può redimire se stesso e cambiare, Castagna ci riporta alla vera natura di questo libro, raccontare il Male. Il Male, quello vero, ti scava dentro e non ti permette di avere tregua o sollievo.
Siamo in America alla metà dell’800 quando i coloni inglesi estendono i propri domini verso l’ovest, già abitato dai nativi americani, e fondano la città di Seattle. Da subito però ciò che questo piccolo gruppo di pionieri si trova davanti è davvero spaventoso.
Quando i primi coloni arrivarono al capanno che avrebbe accolto la carovana in arrivo questo fu lo spettacolo che gli si offrì:
“L’interno della baracca era una crisalide vuota. Pochi oggetti, buttati qua e là in disordine. Una ventata di aria putrescente colpì in pieno volto Henry, il primo a mettere piede lì dentro. Rischiò di vomitare sulle assi del pavimento[…] La stanza era un luogo spettrale, dominio di topi che fuggivano sorpresi in tutte le direzioni. E di mosche frenetiche, come se fossero sbronze. Ubriache di sangue[…]”.
La storia continua con sparizioni misteriose e segni nefasti come quello che accompagnerà la nascita di Ambrosius Goodwill, il figlio di Herny Goodwill, uno dei primi pionieri.
Tutti sono giunti a casa Goodwill per festeggiare la nascita del bambino, ma ad un certo punto uno schianto contro il vetro della finestra pone fine all’allegria presente nella stanza. Sul vetro colava “un liquido rossastro che lo macchiava”. Si trattava di un tordo, forse attirato dalla luce presente in casa. “Le ali penzoloni, il collo moscio come un gambo di verdura stufato, il becco insaguinato: era morto”.
Tutti questi presagi preparano la nascita del Male.
A causa degli scontri sanguinosi a Seattle e nella contea tra nativi e coloni, Henry Goodwill decide di proteggere la moglie e il figlio facendoli andare, insieme ad altre poche famiglie, alla missione Santa Crux.
Durante un’esplorazione nei boschi, i bambini troveranno una caverna dalla quale non usciranno mai più.
Tutti tranne uno.
Infatti, dopo alcuni giorni il piccolo Brosi Goodwill, di soli quattro anni, farà ritorno a casa. Ma tornerà completamente cambiato.
Privo di emozioni, fame o sete. E con il suo ritorno aumenteranno le morti tanto che tutti nella contea cominceranno ad avere paura di lui e ad evitarlo.
Ciò che si dice infatti è che nel corpo del piccolo Ambrosius si sia incarnato un mostro che si nutre delle persone.
Manlio Castagna lascia il lettore incollato alle pagine della storia, dove morti e orrori si succedono pagina dopo pagina senza lasciare un po’ di tregua al lettore.
Sara Pompili
Con la borsa colma di libri, la mente piena di idee e un’inarrestabile passione per lo studio. Così trascorro le mie giornate accanto ad una bimba fantasiosa e a scapestrati studenti dai quali imparo ogni giorno.
Goodwill, di Manlio Castagna, Piemme, 2022.
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